Armonia mediterranea. Un silenzio abitato

10 dicembre 2017

Il mare… quanto spesso desidero vederlo, toccarlo, lasciarmi avvolgere dal suo rumore così rilassante e coinvolgente. Sto lì, seduto con il mento sopra i pugni senza contare il tempo che passa, a osservarne il moto, il colore o ancora il biancore spumeggiante delle sue onde…

E poi il cielo…aria attraversata dalla luce in cui perdere lo sguardo. Mentre lo si osserva si è pervasi da una percezione di immensità in cui la parte più lieve dell’esistere sembra trovarsi a proprio agio, superando la pesantezza della corporeità… è una dimensione “altra” in cui si affollano i desideri più alti, più nobili e liberanti, dimensione in cui le catene cadono senza fare rumore.

A volte però cielo e mare sembra che siano quasi catapultati in una realtà parallela, in cui ha la prevalenza il vuoto, la piattezza, la linea sfumata dell’orizzonte: e tutto intorno è silenzio.

Eppure quella calma è solo apparente… in essa, infatti, si muovono gli “esseri della terra e del cielo”, chiaro rimando a tutte le creature, per comprendere che tutta quella calma in realtà è un silenzio abitato.

Dietro a ogni apparenza c’è dunque una vita carica di domande e di contraddizioni, di ambizioni e delusioni, carica cioè di verità rimaste nascoste, perché forse si ha paura di conoscerle e di affrontarle. Ancora una volta ci si accorge che c’è molto da imparare da sei tessi, se solo si riuscisse a interpretare i moti nell’anima e a sentirne la voce soffusa, quasi sussurrata che ci ricorda chi siamo e cosa vogliamo veramente.

Armonia mediterranea raccoglie l’insieme di emozioni che attraversano l’esistenza umana e che si susseguono mostrandone ora le assonanze, ora le dissonanze, espressione chiara di quella sicilitudine di cui nessun abitante di questa terra di Sicilia può fare a meno. Questa terra che amo è un luogo di incontro e relazioni in cui, spogli da tutto ciò che maschera la realtà, si riesce a capire che non c’è un solo modo per catalogare l’uomo e le sue scelte. Non è poi così facile riuscire a essere onesti, ammettere che a volte si vorrebbe scomparire e nascondersi e altre volte, invece, si vorrebbe emergere per dare pace a quella sete di orgoglio che mai si placa. Un cammino arduo che in una terra come la Sicilia spesso presta il fianco a svariate interpretazioni, non sempre felici. Ma non ci si può fermare a versare lacrime piegandosi su se stessi e allora ci si mette in moto; si viaggia li dove la vita ci ha chiamati a esistere: cielo e mare diventano così il luogo privilegiato del movimento e delle scelte. Questo credo sia quanto Nicolò Morales cerchi di comunicare con le sue opere capaci di catturare immediatamente lo sguardo e fare gioire il cuore alla vista di un ventaglio di colori così brillanti e di forme che richiamano la natura, ma che si presentano in maniera del tutto inusuale. Qualcuno ha parlato delle opere di Morales come di “pesci mozzati”; ma dai dialoghi avuti con l’artista ho compreso che il suo punto di vista è un altro: i pesci o i volatili di Nicolò in realtà sono “interi”, oserei dire “vivi”, in continuo movimento e con direzioni diverse. Che vengano fuori con la testa, o che si nascondano mostrando solo la coda non è altro che la dichiarazione di una scelta: c’e chi emerge, chi cerca di uscire fuori dal buio intriso di torpore e apatia per venire alla luce, per vivere pienamente la propria realtà, facendosi carico delle proprie responsabilità; ma c’è anche chi sceglie di nascondere la testa per non vedere, per non affrontare la vita nella sua durezza, ma anche nella sua bellezza: si perché anche la bellezza richiede il coraggio della responsabilità. La bellezza è un impegno a dare il massimo, a mettersi in gioco, a non aspettarsi nulla dagli altri, ma a rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera.

Troppe volte la nostra terra di Sicilia è vittima dell’apatia insuperabile, potremmo in alcuni casi chiamarla proprio accidia. Cosa bisogna dire allora al nativo dell’Isola se non di uscire dalle “pareti” delle proprie sicurezze e di volare ancora, nuotare senza fermarsi, a volte approfittando dalle inaspettate correnti, che aiutano a vivere a pieni polmoni la propria esistenza, affrontando le possibili insidie, senza paura. Si, senza paura… La paura non ha mai portato nulla di buono: infatti le peggiori scelte sono quasi sempre dettate dalla paura, perché attanaglia e paralizza anche il cuore, ingrigendo ogni cosa. E se il grigiore, invece, trovasse il modo di diventare colore? Se si riuscisse a oltrepassare il limite oggettivo per aprirsi a nuove possibilità non contemplate, né tantomeno sperate? Sarebbe davvero un valore aggiunto, proprio come quello delle opere di Morales che denunciano l’arte del reinventarsi dell’artista, che nonostante il suo daltonismo sa regalare così tante emozioni con l’accostamento straordinario dei colori.

Don Fabio Raimondi